Qualcuno ricorderà certamente il film di guerra Full Metal Jacket, famosissimo film di guerra uscito al cinema nel 1987. Da qui l’ispirazione al nome ed al marchio di FULL METAL WOMAN COACH.
Non siamo forse in guerra? Noi, donne più o meno in carriera, non siamo forse in una trincea pronte in ogni momento ad affrontare un nemico?
Certo, non abbiamo il fucile e la baionetta, non abbiamo lo zaino in spalla o la radiotrasmittente, gli scarponi anfibi sono sostituti spesso da scarpe tacco-12 per essere più slanciate delle altre... ma siamo in guerra.
Siamo in guerra con l’orologio, facciamo colazione (se la facciamo) quando i figli dormono per poi svegliarli, nutrirli e portarli a scuola urlando come pellirosse Apaches nel traffico per accaparrarsi un parcheggio.
Poi via, la spesa, il lavoro oppure la casa, poi riprenderli da scuola e poi i compiti oppure portare una a danza e l’altro, il maschietto, a scuola-calcio.
Poi di nuovo a casa per il bucato e per far partire l’asciugatrice o per stendere i panni mentre si pensa a cosa mettere in tavola per cena.
Il tutto gestito in una continua guerra coi chili di troppo, col tempo che passa, con le rughe che arrivano e con la suocera che polemizza sull’educazione dei figli che passano troppo tempo da soli o davanti alla tv.
Sì, è una guerra che tutte stiamo combattendo da sole, incomprese e spesso, la sola cosa che sappiamo fare, è piangere davanti a un film pur sapendo benissimo che la nostra commozione non nasce dalla scena strappalacrime che stiamo vedendo ma bensì da un dolore lancinante, più profondo, un dolore al quale ci siamo quasi abituate.
Siamo in guerra con tutto e tutte: con quelle più belle, più magre, con quelle che riteniamo più giovani e con quelle che riteniamo più esperte e più capaci; siamo costantemente in guerra con l’idea che vorremmo che gli altri avessero di noi e con quella che noi stesse pensavamo di avere. Siamo in guerra che le ex fidanzate dei nostri uomini e con quelle che temiamo diventino le prossime conquiste nel caso dovessimo ingrassare o invecchiare troppo. Siamo in guerra con le nostre idee, coi nostri progetti; a volte siamo talmente in guerra con noi stesse da non ricordare più le sensazioni e i sentimenti che ci hanno portato a sposarci o a scegliere quel lavoro al posto di un altro; a volte non ricordiamo più nemmeno a chi e perché abbiamo dichiarato guerra al mondo o se piuttosto è stato il mondo a dichiararci guerra per annientarci e impossessarsi di noi.
Allora dobbiamo diventare FULL METAL WOMAN, donne fatte di acciaio, in grado di sopportare pesi e carichi e ferite che mai avremmo pensato di dover subire quando eravamo bambine.
Si diventa FMW solo vivendo e sopravvivendo, giorno dopo giorno, alla miriade di impegni, che abbiamo autonomamente scelto di prenderci, per sentirci fiere di noi stesse.
A cosa serve una FMW-Coach? Serve perché è una di noi, serve perché lei ha capito e può spiegarci che la guerra c’è, è vero, ma che non è un conflitto contro nulla di esterno a noi: la guerra vera è dentro di noi, e non siamo noi a combatterla ma bensì l’eterno senso del dovere contro il bruciante senso di colpa che da sempre lottano uno contro l’altro affinché ne sopravviva uno solo.
La guerra c’è. Ma per combatterla in modo da non farsi annientare dal conflitto dentro di noi serve uno stratega, proprio come in guerra; a volte serve un graduato che ha combattuto la sua guerra ed ha capito; un Sergente Hartman che possa solo accompagnarti nel viaggio che, comunque, ogni donna, dovrà fare da sola dentro se stessa.
A chi si rivolge il servizio di Coaching: